- Racconto -

La fidanzata

Ero educatrice di un gruppo di venticinque bimbi e bimbe di età compresa tra i tre e i sei anni, in una calda estate di circa quindici anni fa. Il contesto era un centro estivo per la fascia d’età corrispondente alla scuola materna e si era deciso di creare gruppi d’età misti.

Il mio gruppo, per una serie di motivi, era particolarmente partecipato. I tre anni regnavano.
Spiccava una certa A, amica ricambiata, da sempre, di un certo G.
A aveva una testa stracolma di riccioli color castagna e gli occhi nocciola. G aveva lisci capelli color miele e gli occhi verdi. Erano i due più giovani del gruppo, entrambi dicembrini, e possedevano un ricchissimo eloquio. Arrivavano chiacchierando tra loro e se ne andavano chiacchierando tra loro.
Tra una chiacchiera e l’altra, trovavano anche il tempo di relazionarsi e giocare con bimbe e bimbi più grandi. Erano entrambi molto presenti a loro stessi e al contesto che li circondava. Arrivavano insieme, accompagnati da un genitore, due genitori, una zia, due zie, uno zio, due zii di uno dei due; e nel pomeriggio se ne andavano sempre recuperati da uno o più parenti, biologici o acquisiti, di uno dei due. A e G erano vicini di casa e le famiglie della mamma di A e del babbo di G erano, a loro volta, vicine di pianerottolo.
Durante un momento di gioco libero, nel grande giardino della scuola che ci ospitava, sentii con la coda dell’orecchio un’interessante conversazione tra A, G e altri quattro o cinque con i quali stavano giocando.
A e G spiegavano ai nuovi amici e amiche che loro due erano superamici e non fidanzati. Il fidanzamento, nella fascia di età tre/sei anni, è un argomento quotidiano, un tassello ben piantato preso in prestito dalle vite degli adulti che li circondano e che, spesso, proiettano anche nelle relazioni tra bimbi e bimbe. Due bimbe sono amiche del cuore, due bimbi migliori amici, un bimbo e una bimba sono fidanzati. È capitato a qualsiasi adulto di scivolare, anche involontariamente, in questo immaginario statico.
A e G stavano appunto dichiarando con fermezza che loro erano superamici da sempre e che a loro piaceva così. Nel gruppetto c’era un po’ di perplessità, ma di questo se ne erano fatti una ragione, o almeno così pareva.
Il giorno successivo, stesso gruppetto che giocava insieme e, all’improvviso, una mia collega e io notammo che gli animi si erano parecchio accesi. Ci avvicinammo silenziose e sentimmo A dire con fermezza: «Uffa, non siamo fidanzati, siamo amici e poi non lo sappiamo se ci fidanzeremo con una femmina o un maschio!».
G, un filo più timido di A, scuoteva la testa dandole ragione. C’era chi rispose che lei in quanto femmina avrebbe avuto un fidanzato e lui, in quanto maschio, una fidanzata perché è così che avviene sempre. G, preso coraggio, replicò ad alta voce: «No! Non è vero, i maschi si possono fidanzare anche con i maschi, come mio zio con il suo fidanzato!»
A, sorridente, aggiunse: «Anche le femmine, come le mie zie!»
Il gruppetto, sbalordito e assolutamente incredulo, protestò dicendo loro che non era possibile.
La mia collega e io restammo in silenzio. Il dibattito, nel frattempo, aveva raggiunto altre piccole orecchie, che si erano avvicinate. Nel giro di pochi minuti, in settantacinque tra bambini, bambine e adulti circondarono l’acceso gruppetto. Dopo breve consulto, A e G, si girarono verso di me e dissero: «Glielo dici tu, V, che si può?!»
Eravamo in sei adulti presenti, ma loro scelsero me e non perchè ero una delle loro due educatrici di riferimento. Scelsero la sottoscritta perchè, per entrambi, non era affatto scontato che una adulta dovesse avere una relazione con un adulto dell’altro genere: avevano notato che, la mattina, arrivavo in macchina con la mia fidanzata e, a fine giornata lavorativa, spesso lei passava a riprendermi.
Ai settantacinque risposi che sì, le femmine possono avere una fidanzata e i maschi un fidanzato. Dipende solo da chi piace loro. Dissi anche che ne ero sicura e che la ragazza che vedevano molto spesso con me era la mia fidanzata.
Il risultato fu che, dal giorno seguente, quando ancora seduta in macchina passava un bimbo o una bimba che frequentava il centro estivo e aveva ascoltato il dibattito con attenzione, salutava dicendo: «Ciao maestra V, ciao fidanzata della maestra V!»