- Racconto -

Nuoto

Era il mio primo anno di scuola superiore, ero finalmente uscita dal mio paesino naftalinico, mi stavo rinnovando e uscendo allo scoperto. Avevo fatto coming out da poco e nella mia scuola lo sapevano tutt*, insegnanti compresi: ero me stessa. Nella mia classe mi ero trovata bene solo con una persona, la quale frequentava solo raramente le lezioni.

Così, per sopravvivere, cominciai a fare nuove amicizie e a inserirmi in classe. Tutto andava abbastanza bene, fino a quando un giorno sul registro elettronico comparve la parola “nuoto”. Dal giorno dopo, in classe, tutt*, soprattutto le ragazze, iniziarono a trattarmi con superficialità e a evitarmi. Anche se la cosa non mi ferì particolarmente, accese in me un forte desiderio di rivalsa: volevo capire che cosa fosse accaduto.
Il fantomatico primo lunedì di nuoto arrivò prima di quanto pensassi. Io, date le mie scarse abilità acquatiche, avevo sempre odiato il nuoto e l’idea di dovermi tuffare nell’acqua gelata alle 8:00 di mattina dopo due ore di viaggio non mi esaltava particolarmente. E pensate che ancora non sapevo che cosa sarebbe successo.
Non appena misi piede nello spogliatoio si scatenò il caos: chi correva in bagno, chi a coprirsi con il primo asciugamano, chi addirittura mi urlava di uscire immediatamente. Così, di scatto, chiusi la porta e mi fermai a pensare a occhi spalancati, sul maniglione della porta.
Da un lato ero sollevata: avevo capito che il motivo di quei silenzi non ero io (e forse avrei anche saltato nuoto!). Dall’altro mi sentii male, e molto esclusa.
Provai a rientrare. Questa volta nessuno mi gridò di uscire, ma nessuna mi guardava in viso. Nell’abbassare lo sguardo vidi che in fondo allo spogliatoio c’era la mia amica. Lei, a differenza mia, amava il nuoto e perciò non era un caso fosse a lezione quel giorno.
Non ci vedevamo da un po’: mi corse incontro completamente nuda e mi abbracciò.
Mi guardò, e con la sua inguaribile spregiudicatezza, disse ad alta voce: «Queste qui hanno paura di essere troppo irresistibili». Dopodiché si cacciò a ridere.
Quell’affermazione mi aveva sciacquato via di dosso tutto il senso di inadeguatezza. Risi anch’io e capii che non era davvero importante se “quelle lì” si erano comportate in quel modo. Piano piano, lezione dopo lezione, gli animi, per fortuna, si allentarono. Alla fine ricevetti qualche scusa e cessò pure la gara a chi arrivava prima all’asciugamano: avevano forse notato che avevo occhi solo per la bagnina?